Ora più che mai c’è voglia di vivere, dalle certezze di ieri piano piano ti allontani. Il tempo ci trasforma, sarai cielo un domani. Andare oltre l’uomo per diventare un uomo e in un ambiente puro risvegliarsi dopo un sogno
Juri Camisasca – Oltre l’uomo
È stato un buon risveglio, quello di questa mattina; ho aperto gli occhi con la mente risonante delle parole, meravigliose, di Juri Camisasca, come se me ne fossi nutrito avidamente durante il consueto viaggio notturno. Parole che hanno acceso l’emozione che provo pensando alle carezze di papà e mamme nell’atto dello svegliare il proprio bambino da un sonno popolato da angeli e mostri. Si, mostri: esseri che si fanno strada con prepotenza negli occhi diurni e che rimangono, poi, impigliati nei meandri dell’oblio notturno, riattivando di continuo le coscienze bisognose, invece, di riposo.
Chi mi legge con assiduità sa che ripeto spesso alcuni concetti, tra cui quello del turbamento che provo a pensare questo mondo, così poco incline ad accettare l’essere umano nella sua diversità e nelle sue grandi potenzialità. Mi ferisce in particolare la decadenza dell’essere umano ridotto a homo tecnologicus,ormai incapace di pensiero e di azione razionali. Mi spiace per il pensiero massificato ma non sono quel tipo di persona senza dubbi e costantemente dalla parte del “giusto” che tanti, troppi, si vantano d’essere.
Sono un essere umano. Fallibile. Incostante. Compenetrato da luce e oscurità.
Ma torniamo alle parole di Camisasca; il male sta facendo la voce grossa, non occorre una grande consapevolezza sociale per capirlo: le guerre non accennano a diminuire, le persone muoiono senza motivo, le politiche, soprattutto europee, ci stanno portando alla povertà e alla perdita di tutti i diritti conquistati così faticosamente durante il ‘900. Ci vengono rifilati grilli macinati e larve da mangiare, mentre una imponente carenza di grano è artificialmente creata. I governanti rifiutano di considerare il mondo come un luogo di uguaglianza e di benessere per tutti, imponendo ai paesi, (da noi considerati con disprezzo terzo mondo), solo schiavitù e fame, in cambio del privilegio, (sic), di poterci regalare le materie prime cui tanto aneliamo per la nostra industria.
Le culture locali scompaiono sotto il rullo compressore adornato di lustrini che è il modello occidentale. La cultura, intesa come voglia di conoscere, di ampliare i propri orizzonti, di elevarsi spiritualmente, è calpestata dallo stivale di un’elite sempre più distante da noi.
Nonostante tutto, ora c’è più che mai voglia di vivere!
Le certezze che avevamo si stanno sgretolando, certo, ma questo potrebbe essere un bene alla fine, perché il mondo, come era prima, non funziona più. Non possiamo più pensarci come abbiamo fatto finora, come succubi di un sistema invincibile depositario della verità ultima, come sfruttatori a nostra volta sfruttati, come carne da cannone per le politiche criminali di certi mostri patinati assetati di potere.
Noi siamo di più.
Occorre un cambio di paradigma. Urgente.
Io ho una ricetta, non l’unica, non la migliore: una ricetta migliorabile e superabile, ma pur sempre un punto di inizio per il cambio di cui sopra.
Ingredienti:
Una generosa manciata di consapevolezza dei propri limiti;
Ripristino del collegamento con i cicli naturali della vita, a iosa;
Una presa di rimessa in discussione del mito della crescita infinita in un mondo finito;
Rifiuto delle nuove convenzioni imposte a suon di propaganda;
Una spolverata di volontà di rifiutare l’immagine imposta dal pensiero unico;
Abolizione del “puoi se vuoi”, perché rende amaro il composto;
Cancellazione della parola “resilienza” dal proprio vocabolario;
Conservazione delle tradizioni, q.b.;
Accettazione critica dei soli sincretismi capaci di valorizzare ogni componente in gioco;
Volontà di rimaterializzare il mondo, attraverso il contatto fisico, emotivo, spirituale;
Spiritualità, due cucchiai ben pieni;
Concretezza, due cucchiai ben pieni;
Istruzione di alto livello, a partire dalle proprie inclinazioni, in quantità;
Poesia di qualità, a volontà;
Musica di qualità, a volontà;
Creazione di reti di mutuo soccorso;
Creazioni di reti di informazione e condivisione dei saperi;
Creazione di reti discorsive in cui esprimersi in libertà;
Arte. Tanta. Non è mai troppa.
Guarda il video Gli alberi ci insegnano l’arte di vivere
Falunaa esiste per essere un’oasi in cui respirare arte; Falunaa esiste per contribuire alla resurrezione dell’essere umano dalla tomba della dispotica tecnologia.
Falunaa è qui, a disposizione.
Ma senza di te, Falunaa non è che un granello di sabbia nell’infinità del cosmo.
Uniamoci. Partecipiamo. Costruiamo. Parliamo. Creiamo arte.
Assieme.