Una voce affannata. Apparentemente perché impegnata nell’atto della corsa. O al suo termine.
Questa voce magnifica le doti di un dispositivo famosissimo, in grado di rilevare la sua, (della proprietaria della voce), frequenza cardiaca. Non solo! Un algoritmo le comunica pure il tempo di contatto del piede sulla strada, “per poter correre più veloce”. Il dispositivo registra, inoltre, il suo percorso abituale, così da farla “competere con sé stessa”. Lei, sempre la proprietaria dell’affanno di cui sopra, deve solo fare una cosa: “correre”.
Non sono riuscito a serrare la mandibola, ascoltando questo spot, perché pressoché rasente il pavimento della sala.
Aspetta, aspetta! Non darmi del luddista con così tanta facilità!
Avevo deciso di ascoltare una serie di podcast, (non sono luddista, vedi?), sulla storia dell’arte, cosa che faccio spesso quando le mie orecchie sono piene di musica da non poterne accettare più nemmeno una nota, quando queste parole mi colpirono come un pugno.
Tante domande: non siamo più in grado di sentire da soli il battito del nostro cuore? Dobbiamo necessariamente appuntarci un numero uscito da uno schermo per poter dire “sto bene?” Abbiamo la necessità impellente di farci dire da un aggeggio se il nostro piede plana correttamente e per un tempo ragionevole sul terreno? È davvero così importante farci telecomandare su un dato percorso da un dispositivo? Non sappiamo più ricordare due vie?
La tecnologia ci sta rendendo stupidi. Il nostro cervello non è più in grado di fare un calcolo veloce a mente, di valutare, con la precisione incredibile appannaggio delle generazioni precedenti alla nostra, il percorso da intraprendere, gli ostacoli da affrontare, le condizioni climatiche, i pericoli.
“Come mi sento bene! No, aspetta, l’orologio mi dice che ho 10 battiti più della media e la saturazione è a 95, allora non sto bene, devo correre dal medico, aiuto sto male!”
Non siamo più capaci di guidare con condizioni che non prevedano 25 gradi, cielo sereno e visibilità oltre i cento metri.
Non siamo più in grado nemmeno di leggere una frase di più di 20 parole, vero odiatissima analisi SEO? Per non parlare dei numeri romani, vera catastrofe a cui porre urgentemente rimedio in questo inizio 2023.
La tecnologia ci sta rendendo stupidi.
Ti è capitato di guardare Idiocracy? Ecco, secondo molti quello è il nostro futuro, solo che, a detta loro, non sarà così lontano nel tempo. È un film divertente in cui un…… No. Non voglio spoilerare nulla, quindi, se non lo hai guardato, te lo consiglio.
La tecnologia ci sta rendendo stupidi.
La tecnologia non è il male assoluto, però; è il suo utilizzo smodato che ci mette in serio pericolo, perché ci allontana da noi stessi, da quello che sentiamo, da quello che vogliamo o sognamo. Pialla ogni cosa, ogni diversità, ogni capacità per rendere tutto liscio, confortevole, senza pericoli.
Ma la vita è rischiosa!
La vita è un rischio continuo ed è attraverso i rischi che evolviamo e facciamo crescere il nostro cervello. Sono i problemi a farci scoprire la forza per superarli, non sarà nessun aggeggio elettronico, né i tanto declamati, da certi pagliacci del world economic forum, chip nel cervello per aumentare le nostre capacità.
Ti lascio con un pensiero: c’era una volta un omino di nome Hegel che descriveva la dialettica servo-padrone: il servo serve, (ovvio), il padrone, ma è in grado di fare molte cose che il padrone non sa fare; questo rende il padrone dipendente dal servo, che, quindi, assume valore. La tecnologia ci sta togliendo quel potere del saper fare che ci fa acquistare valore nei confronti dei padroni del mondo. Siamo certi di voler devolvere ad una macchina persino questa, piccola, arma che ancora possediamo?