Quando un artista si esprime in un contesto in cui la libertà è in pericolo, deve trasformare ognuna delle sue opere in una negazione delle negazioni, in una liberazione da tutte le oppressioni, da tutti i pregiudizi, da tutti i falsi valori stabiliti.
Joan Mirò
Così parlava Joan Mirò nel 1979, nel discorso tenuto in occasione della sua nomina a dottore honoris causa presso l’Università di Barcellona.
L’arte non è innocua, l’ho detto e lo ridico. Fare arte è fare politica, perché attraverso di essa si ha la possibilità di prendere parte alla vita pubblica, di influenzarla ed indirizzarla. Naturalmente laddove gli artisti siano pensanti e liberi, non veicoli della propaganda governativa come certi ”cantanti” odierni, addirittura invitati a summit segreti per decidere le sorti del mondo.
Esiste ancora arte che possa essere considerata libera? Bella domanda.
Trovo che il carrozzone televisivo sia quanto di più falso si sia mai visto sul pianeta: i suoi ”artisti” sono semplici marionette costruite totalmente a tavolino che non scelgono cosa dire, cosa cantare, come vestire, dove andare. Sono messaggi che camminano, indirizzati ad un popolo che non ha più la voglia di interrogarsi sul valore delle cose e che tende ad idolatrare l’ignoranza e la volgarità.
I talent show hanno distrutto il talento inscatolandolo in format che non ne permettono una vera espressione. Esso è relegato ad orpello dell’esteriorità, in un rovesciamento di valori indegno di un paese civile.
La lingua italiana viene violentata ogni giorno con improbabili ed osceni simboli, con storie insulse ed imperfetti ormai dilaganti su quelle povere vittime designate dei congiuntivi.
Esiste, dunque, ancora dell’arte libera? Capiamolo facendo prima un passo indietro.
Cos’è l’arte?
Ne “Il Grande Dizionario Garzanti”, ai primi due punti, vi è scritto:
- Attività umana che si compie con l’ingegno e secondo regole dettate dall’esperienza e dallo studio;
- Attività umana volta a creare opere a cui si riconosce un valore estetico, per mezzo di forme, colori, parole o suoni.
L’arte è espressione delle proprie conoscenze, della propria sensibilità, del proprio gusto, in una forma a cui si riconosca un valore estetico. Ne consegue che l’arte varii in base al luogo ed al periodo storico di riferimento. E ne consegue, inoltre, che tutti, in qualche modo, possano fare arte.
La specializzazione, (vera rovina dell’essere umano di cui ho parlato qui), ha creato una settorializzazione del sapere che è andata a diminuire il nostro potenziale personale. Un tempo gli esseri umani sapevano fare molte cose diverse, erano in grado di sperimentare in numerosi campi, sapevano utilizzare le mani liberamente.
Usiamo di nuovo l’esempio di Mirò: egli fu pittore, certo. Ma anche incisore, scultore, ceramista, innovatore, uomo impegnato politicamente. Amò sperimentare vie sempre nuove, senza mai cristallizzarsi aderendo ad una corrente artistica piuttosto che ad un’altra. Trasformò oggetti casualmente ritrovati in opere, donandogli nuovi significati e nuova vita. Ebbe la forza di vivere sotto il giogo franchista per ben 35 anni, rimanendo fedele ai propri principi ed alla propria immaginazione. Vincendo, alla fine.
Ma egli non fu il solo: mi sovvengono Picasso, Ernst, Duchamp, Dalì, tra gli altri.
Quanti artisti sono in grado di una tale ampiezza di vedute, oggi?
Abbiamo dimenticato che, del nostro cervello, noi utilizziamo solo una minima parte; pensiamo di non poter avere uno sguardo ampio sul mondo ed abbiamo deciso di indirizzare i nostri occhi solo verso la punta delle nostre scarpe. Mai un centimetro più in là. Crediamo alle idiozie che ci vengono inculcate sin da piccoli, idiozie che vogliono castrarci ed incasellarci esattamente come lo erano gli alpha, i beta, i gamma ed i delta de ”Il mondo nuovo” di Huxley.
Sei nato in una famiglia di operai? Non importa il tuo genio, sarai quasi certamente operaio. Determinismo classista.
Se solo decidessimo di prendere in mano la nostra vita, rifiutando di essere eterodiretti da tv, governo, organizzazioni, mode, radio, internet, influencers, l’intera nostra esistenza cambierebbe radicalmente. Smetteremmo di sentirci alieni in un mondo che non riflette umanità, bensì schiavitù.
Il problema, però, è antico. Lo descriveva in modo eccellente Trilussa un secolo fa:
Un Re se fece un Diavolo de stoppa:
Trilussa
— Così, — pensò — se er popolo scontento
un giorno o l’antro pija er sopravvento
perché se stufa de tenemme in groppa,
je faccio vede er Diavolo, e l’Inferno
rinforzerà la base der Governo. —
Defatti, quanno c’era una sommossa,
er Re se presentava cór pupazzo
de dietro a le finestre der palazzo
illuminate da una luce rossa,
e er popolo scappava fra li strilli
come se avesse inteso li tre squilli.
Un giorno, un vecchio che sapeva er gioco,
volle aprì l’occhi a quela folla scema:
— Badate: — disse — un popolo che trema
davanti a un burattino vale poco… —
Ma fu schiaffato subbito in priggione
perché nun rispettò l’istituzzione.
Il diavolo di stoppa cambia forma di volta in volta, ma il risultato è sempre lo stesso. Oggi, però, a mio modo di vedere abbiamo gli strumenti per riconoscere il trucco; ma occorrono forza e costanza per…
Essere artista
Perché anche tu sei un artista. Si, hai letto bene, sei un artista. Lìberati dei condizionamenti dei media, osserva la realtà con i soli filtri che tu, coscientemente, hai deciso di apporgli davanti, senti ciò che risuona nella tua anima, poniti come attore protagonista della società e non come comparsa. La Vita è tua. Solo tu sai quanto ti costi viverla. Solo tu sai cosa ti renda felice.
Esprimi i tuoi talenti, interessati a ciò che colpisce la tua attenzione. Sii artista! Ma attenzione: ricorda cosa è scritto sul Garzanti di cui abbiamo parlato qualche riga più su: arte è qualsiasi attività umana frutto di ingegno ed esperienza, alla quale viene riconosciuto un valore estetico. Questo non vuol dire forzarti ad essere cantante, attore/attrice, scrittore/scrittrice. Vuol dire esprimere ciò che tu sei e ciò che sai fare. Qualsiasi cosa sia.
Lascia che le persone attorno a te si esprimano con eguale libertà, che siano libere di osservare il mondo in autonomia e che operino le scelte che maggiormente sentono consonanti al proprio punto di vista.
Pensa che meraviglia: un mondo in cui ognuno avverta direttamente sulla propria pelle la libertà di esprimersi, un mondo dove l’arte sia riscontrabile in ogni gesto, in ogni pensiero e sentimento. Che diventi un’immensa oasi in cui poter finalmente respirare.
Lo so, me lo dicono spesso: “Sei un utopista”. Oppure “Sei un illuso”.
Bene. Lo accetto. Per me è molto più interessante vivere cercando di realizzare un’utopia, piuttosto che adeguarmi al grigiore, alla sottomissione e alla tristezza che viviamo in questo inferno che qualcuno si ostina ancora a pensare come paradiso. E credo di non essere solo.
Cosa ne pensi? Se anche tu ti reputi con fierezza utopista, illuso o illusa, unisciti all’oasi in cui larte respira per perseguire questi sogni, affinché si possano trasformare in realtà. Facciamo rete.
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Ti aspetto.