Il vivere nel mondo, spesso, mi fa pensare di essere inutile, senza alcun potere di influire sul corso degli eventi; credo che sia un’esperienza abbastanza comune, soprattutto in questa fase di profondo decadimento culturale. Ci sono momenti, però, in cui la potenza della mente, di qualsiasi mente, si palesa con una chiarezza tale da non lasciarmi alcun dubbio sull’inconsistenza di tutti quei pensieri impregnati di impotenza e angoscia.

Shanti è stata con me 12 anni; la presi che aveva solo 2 mesi ed aveva già una corporatura imponente, di quelle che, si dice, portano i cani a vivere meglio dei loro colleghi di taglia più piccola. Negli ultimi 5 anni, dopo la mia separazione, abbiamo vissuto molto più vicini: lunghe passeggiate nei boschi e bagni al fiume, il suo continuo cambiare posizione per sopportare meglio il volume dei miei tamburi, la sua operazione d’asporto di un grosso tumore e la susseguente, (e lunga), riabilitazione. Abbiamo vissuto molte esperienze, insomma.

Cominciò un paio d’anni fa ad avere gli acciacchi tipici dell’età avanzata, problemi alle zampe posteriori che le impedivano movimenti fluidi e scattanti, anche se, una volta sulle quattro zampe, correva e saltava come un grillo. Poi, durante quello che fu il periodo più provante di tutta la mia vita, due lunghi mesi passati tra luci asettiche ed eterne attese su scomodi sedili metallici, la mia sensazione di solitudine, (paradosso!), cominciò ad affievolire.

Conobbi una donna con la quale, oggi, ho deciso di condividere la vita; Shanti rimase, per tutto questo lungo periodo, stabile. Due mesi fa, in coincidenza con l’inizio di questo nuovo grande cambiamento, iniziò il suo veloce declino, culminato con la sua morte l’altro ieri.

Perché ti ho raccontato questa storia personale?

Ale me lo ha fatto notare: Shanti ha tenuto duro fino a che non mi ha visto più solo. Certo, per una persona con una fredda mentalità scientifica, tutte queste non sono altro che idiozie, semplici costruzioni della mia fantasia in cerca di evasione dall’oscurità esistente. Sogni ad occhi aperti.

Ed è qui, quindi, che inserisco il mio atto d’accusa contro quella mentalità: io penso che l’aver ridotto la nostra esperienza a dati e valori, a misurazioni e riproducibilità ci abbia condotti sull’orlo del baratro di oggi. Aver cancellato il mistero e l’irrazionale dall’orizzonte della cultura occidentale ha distrutto la Vita. Infatti nonostante le sempre più innovative scoperte, la tecnologia che si è insinuata ovunque e che, ben presto, vorrà insinuarsi persino dentro di noi, la nostra non è una vita felice e libera dal bisogno; siamo continuamente malati, fisicamente, emotivamente, intellettualmente.

Ma è soprattutto lo spirito ad essere malato. In sciamanesimese si potrebbe dire che abbiamo perso parti dell’anima che devono essere recuperate per poter tornare ad essere integri e degni del termine ”Esseri Umani”.

La morte di Shanti proprio in questo momento è stato un caso? Una semplice cascata di eventi che hanno portato a questo culmine? No. Io non credo.

E ti porterò un altro esempio che spieghi ancora meglio quello che intendo; perdonami se, anche in questo caso, si parla di morte.

Gabriele, mio padre, agonizzò nel letto di camera sua per qualche giorno, col corpo imbottito di morfina e momenti di lucidità rarissimi. Restò in quello stato, pervicacemente attaccato alla vita, fino al momento in cui arrivarono, da Roma, suo fratello e sua sorella. Non appena sentì la loro presenza, lui spirò.

Fu un caso anche questo?

La potenza della mente è sottovalutata, innanzitutto da noi stessi, poiché siamo stati addestrati a credere di non avere valore, di essere ininfluenti per il mondo. La potenza della mente dev’essere riconosciuta per poterci assumere la responsabilità di cambiare in meglio questo mondo. Abbiamo la capacità di modificare ciò che ci sta intorno, seppur all’interno di certi limiti: non siamo mica Dio!

Come?

Bella domanda; ognuno ha le sue peculiarità, le sue predilezioni e queste ci dicono già molto sulla strada da intraprendere. Sciamanesimo, yoga, sport, letteratura, scrittura, cura del prossimo, insegnamento, musica, innumerevoli sono le vie che conducono alla cima. Qual è la tua?

Ti è mai capitato di leggere il libro di James Hillman, Il codice dell’anima? Se non lo avessi fatto, te lo consiglio. Vi si parla del Daimon che chiama costantemente verso la propria personale vocazione. Ognuno di noi ha la sua strada, l’unica in grado di realizzare appieno la propria missione terrena.

Cosa avresti sempre voluto essere?

Qual è la cosa che ami a tal punto per cui il tempo ed i bisogni del corpo perdono ogni loro valore?

Rispondi a queste domande e, probabilmente, scoprirai la tua strada. Una strada che aiuterà te e, soprattutto, il mondo. Io penso che sia fondamentale, oggi, qui, rispondere a questi interrogativi e, quindi, rispondere alla chiamata del Daimon.

Se vuoi saperne di più, non esitare a contattarmi, sia qui sotto nei commenti che qui.

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