Siamo tutti seduti su un divanetto, in attesa di guardare il girato di giornata.
Appena appaiono le prime immagini sul mega schermo davanti a noi, cominciamo a discutere sull’opportunità di sfruttare quel momento per registrare il doppiaggio, giungendo a una conclusione affermativa.
Partiamo.
Ma c’è un problema: io non ho il copione. Lo hanno tutti, ma a me non è stato dato, quindi salto tutte le battute. Naturalmente gli altri si guardano bene dal farmi leggere il loro, o anche solo sbirciarlo.
Un incubo.
No, non nel senso figurato del termine; quello che ho appena descritto è un incubo vero e proprio che ho fatto questa notte. Una sensazione davvero spiacevole. Tuttavia, tralasciando le incongruenze logiche tipiche dell’irrazionalità onirica, questo sogno mi ha dato molto a cui pensare.
Come credo sia diventato abbastanza chiaro a quanti leggano questo blog, io amo individuare il significato di determinati eventi per poterlo trasporre in altri contesti, poiché credo nella massima ermetica:
Ciò che è in basso, è uguale a ciò che è in alto.
Ermete Trismegisto
Recitare senza copione, mentre tutti intorno lo hanno, comporta alcuni problemi di non poco conto; è vero, si potrebbe andare a braccio e recitare battute in linea con quella precedente, ma come la mettiamo con quella successiva? Mi spiego con un esempio:
Tre amici, che non si vedono da tempo, si incontrano al bar nel tardo pomeriggio:
A “Ciao! È un piacere vedervi, anche se oggi è stata una giornata faticosa per me, ho dovuto operare in condizioni davvero critiche”
B “Beh, spero che tu non abbia asportato l’organo sbagliato!”
C “Le azioni di XXX s.p.a. stanno avendo grandi fluttuazioni, anche all’interno della stessa sessione”.
Sì, lo ammetto, l’esempio è un po’ forzato, ma rende l’idea: B, (senza copione), risponde in modo appropriato ad A, ma è totalmente fuori contesto quando C chiarisce il senso del dialogo.
Quindi, recitare senza copione in una situazione in cui si è gli unici a non averlo, richiede grande attenzione al contesto, agli eventi passati e ai rapporti personali tra gli attori. Necessita anche di notevole attenzione ed energia.
Pensa a quando ti trovi in un contesto a te sconosciuto, magari una cena o una serata di gala, in cui non conosci nessuno, ignori i codici ivi vigenti e non sai come comportarti.
Come la vivresti? Potresti sentirti fuori luogo, in preda all’ansia o, di contro, naturalmente rilassato. Nelle prime due ipotesi – spaesamento e ansia – ti occorrerebbe una grande forza per individuare un appiglio a cui aggrapparti per cambiare questo mood. Forse dovresti addirittura modificare il tuo linguaggio o il tuo portamento. Dovresti uscire da te.
Questi sono, naturalmente, esempi limite, anche perché penso che non capiti spesso di essere invitati a serate di gala.
La stessa sensazione, però, si potrebbe presentare nella vita di ogni giorno.
Poniamo il caso che tu abbia interessi decisamente lontani rispetto a quelli della famiglia in cui sei nato o a quelli della comunità in cui vivi. Interessi letterari, artistici, musicali, ad esempio. Trovarti a dialogare in questi contesti, potrebbe essere un’esperienza terribile e alienante. Nessuno condividerebbe il tuo punto di vista e tu non condivideresti quello degli altri. È possibile che, in questo caso, tu ti rinchiuda in un mesto isolamento, condito di imbarazzato silenzio.
Come vedi, recitare senza copione è una situazione che si presenta piuttosto spesso, nelle nostre vite.
Nel momento in cui, invece, nessuno possiede un copione, allora le cose si fanno molto più divertenti! Sì, divertenti, perché così avremmo la libertà di rispondere a qualsiasi battuta liberando il dialogo dalle gabbie sociali e concettuali in cui sarebbe, invece, rinchiuso.
Potremmo assistere a uno scambio surreale di opinioni, fondato magari sulla libera associazione di idee, senza perdere la sensazione di ricavare un qualche significato dietro le parole. Si potrebbero persino esplorare nuove risposte a vecchie domande; alcune sarebbero inappropriate, sicuramente, ma altre avrebbero la capacità di generare mondi nuovi!
Mondi nuovi generati dalle parole? Ma cosa stai dicendo?
Le parole e l’abilità sintattica che utilizziamo, donano la possibilità al pensiero di essere, non il contrario; il linguaggio è generativo, crea la nostra realtà, come ci insegnano Martin Heidegger, Humberto Maturana, Raphael Echeverria e molti altri.
Le parole disegnano l’orizzonte entro il quale noi viviamo le nostre giornate, costellandole di opportunità o di mancanze. Un linguaggio ricco comporta un mondo ricco di possibilità.
Falunaa
Naturalmente, la distinzione di cui ho scritto sull’essere in compagnia o meno, nel recitare senza copione, non equivale a un aut-aut; ogni giorno porta con sé differenti modalità di relazione tra gli attori del dramma cosmico nel quale siamo immersi. Sta a noi recitare la nostra parte nel modo che reputiamo più utile al nostro particolare momento di vita.
Io credo che non esistano ricette universali per preparare una buona torta: dipende dagli ingredienti che possediamo, dal clima, dall’acqua, dalla capacità tecnica e dall’integrità fisica e morale. Dipende da quello che ci è successo nella giornata e anche dall’ispirazione del momento.
Ti propongo un esercizio divertente. Allenati a recitare nei diversi modi: col copione in mezzo a persone senza, o il contrario, oppure tutti senza.
Cerca situazioni confortevoli in cui agire utilizzando le diverse modalità e sperimenta le tue sensazioni. Potresti scoprire parti di te che mai avresti pensato di ospitare.
E potresti cominciare a pensare al modo in cui ti poni nel mondo (che molti tendono a indicare come stabile e immutabile), per quello che realmente è: una maschera che decidi di indossare.
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